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Recupero della villa romana nel Parco di Giànola

Martedì scorso 27 maggio un piccolo dirigibile a elio, frenato da terra, ha sorvolato l’area protetta di Giànola e Monte di Scauri del Parco Regionale Riviera di Ulisse. Il minidirigibile da una quota di 30/40 m ha scattato foto verticali e inclinate sull’edificio ottagonale della villa romana posta sulla sommità del promontorio: le riprese digitali hanno documentato dall’alto e per la prima volta, la situazione dell’area, l’ammasso dei ruderi e la posizione degli elementi abbattuti prima di procedere alle fasi previste nel primo stralcio del progetto, il quale ha l’obbiettivo di rimuovere le strutture crollate e rendere fruibile uno degli otto settori e la sala principale. L’edificio infatti, sopravvissuto nella parte centrale e così illustrato e descritto dallo studioso formiano dell’Ottocento Pasquale Mattej, nel 1943 venne minato e fatto esplodere dall’esercito tedesco.

Già all’avvio dei lavori sono venuti in luce pregevoli e significativi reperti nell’accesso monumentale sull’asse della villa verso il mare e conseguite importanti verifiche sull’impianto architettonico. L’edificio, interpretato come una sorta di “ninfeo” che includeva una sorgente naturale, culminava il complesso residenziale organizzato su terrazze digradanti verso il mare, comprendendo portici e scale coperte, quartieri di soggiorno ed un impianto termale sulla fascia costiera. La struttura risale alla fine della Repubblica e anticipa celebri monumenti a pianta ottagonale di epoca romana, la “Domus Aurea” di Nerone a Roma e gli edifici presso la “Piazza” d’Oro” e dell’ “Accademia” nella villa di Adriano a Tivoli; il confronto è stringente anche per il sito altamente scenografico esteso su circa nove ettari del promontorio formiano.

L’intervento di recupero è stato promosso dal Parco Regionale Riviera di Ulisse diretto dalla dott.ssa Matilde Scalesse, d’intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio coordinata dalla dott.ssa Elena Calandra e finanziato con Fondi Europei POR Lazio.

Il progetto è frutto di lunghi studi e di valutazioni delle problematiche restitutive da parte dell’arch. Salvatore Ciccone, che svolge la direzione dei lavori insieme all’ing.Orlando Giovannone, incarico conseguito a seguito di un concorso pubblico di livello nazionale; invece la direzione scientifica è assicurata dalla dott.ssa Nicoletta Cassieri della Soprintendenza Archeologica, mentre per l’Ente Parco il responsabile è l’arch. Andrea Di Biase. Tutti i soggetti coordinano una nutrita équipe di archeologi, topografi e restauratori, delle cui specifiche competenze il progetto si avvale per realizzare la fruizione del monumento. Quest’ultimo mostrerà, a conclusione dei lavori, le diverse testimonianze valorizzate attraverso il restauro conservativo e le nuove acquisizioni archeologiche.
h24 notizie
Data: 29-05-2014
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